Che cosa hanno da dire I Promessi Sposi al lettore del XXI secolo?
I Promessi Sposi hanno molto da dire al lettore di oggi, su diversi piani. Innanzitutto, è un bel romanzo, avvincente negli sviluppi della storia, con personaggi talmente ben delineati da essere entrati nell’immaginario collettivo di noi italiani. E questo non riguarda solo i grandi, come l’Innominato, ma anche i personaggi minori. Pensiamo alla figura di Perpetua, l’affezionata e fedele serva di don Abbondio. La sua caratterizzazione è diventata da subito così popolare che il nome proprio “Perpetua” già nel corso dell’Ottocento è diventato anche un nome comune, peraltro in uso ancora oggi.
L’altro piano è quello psicologico. Manzoni entra nel “guazzabuglio del cuore umano”, lo scandaglia, per così dire, e ne mostra le contraddizioni e i moti anche più segreti, gli egoismi grandi e piccoli, le pulsioni dell’agire. In questo senso I Promessi Sposi sono un romanzo coinvolgente, ricco di figure positive (Lucia, Renzo, fra Cristoforo, il cardinale Borromeo…) ma anche negative: si pensi, ad esempio, al comportamento del principe. Il padre-padrone di Gertrude, la futura monaca di Monza, approfitta della debolezza della figlia e fa leva sul timore e sulla vergogna per imporle la propria volontà.
I Promessi Sposi è un romanzo complesso?
Certo, si tratta di un romanzo complesso e problematico, che non viaggia sui binari di facili certezze o consolazioni. Il tema principale è un messaggio di fede nella provvidenza divina e un invito a combattere per il bene senza rassegnarsi al male, ma anche senza lasciarsi andare a facili ottimismi, come dimostra lo scioglimento delle mille peripezie occorse ai due promessi. Nella conclusione del romanzo, come tanta critica ha evidenziato, non c’è lieto fine. Il “sugo di tutta la storia” non conduce i due protagonisti a individuare una verità definitiva e rassicurante.
Secondo Alessandro Manzoni, all’interno dei rapporti sociali nessuna situazione di idillio può durare. In effetti, guardando la società a noi contemporanea, come dargli torto?
Gli apparati didattici sono un aiuto per gli studenti? O rischiano di essere un intralcio alla lettura?
La risposta più immediata è: possono essere entrambe le cose. Possono “schiacciare” il testo manzoniano con un eccesso di spiegazioni e approfondimenti, togliendo il piacere della lettura. Io ritengo che possano essere un aiuto, ed è proprio per questo scopo che ho ideato e realizzato gli apparati che accompagnano le mie edizioni dei Promessi Sposi pubblicate da Principato. Innanzitutto, un aiuto a leggere in modo facile e autonomo: ogni capitolo si apre con una doppia pagina di informazioni, immagini e brevi riassunti (In sintesi), ed è arricchito sia da note lessicali ed esplicative sia da una rubrica di riflessione linguistica (Modi di dire). Dalla lingua di Alessandro Manzoni c’è molto da imparare: la precisione lessicale, le sfumature dei registri linguistici, la varietà delle immagini e delle figure retoriche, mai scontate, l’ampio periodare… Ma questi apparati si propongono anche l’obiettivo di rendere lo studente protagonista attivo del proprio apprendimento, permettendogli di scegliere come e quando utilizzarli.
Questo è un obiettivo ambizioso. Come si realizza?
C’è un’ampia offerta di apparati fra cui scegliere: alla fine di ciascun capitolo si trova una Guida alla lettura centrata su alcuni aspetti specifici presenti nel capitolo: temi, personaggi, azioni, tecniche narrative, linguaggio…; in Oltre il testo viene proposta un’ampia gamma di interpretazioni critiche e riscritture; e il Laboratorio delle competenze presenta una batteria di attività semplici e inclusive e di attività strutturate. Un lavoro complesso, che abbiamo calibrato con cura. La realizzazione dei due volumi è stata possibile anche grazie al sostanziale contributo della professoressa Anna de Palma, una docente del liceo classico studiosa di Manzoni.
Le edizioni di Manzoni per la scuola sono molto numerose. In che cosa si contraddistinguono i tuoi due volumi dai tanti altri disponibili sul mercato?
Effettivamente sui Promessi Sposi è stato pubblicato molto, moltissimo. Anche le edizioni scolastiche sono numerosissime, spesso firmate da autorevoli studiosi di Manzoni, come nel caso dell’edizione Principato con il commento di Ezio Raimondi, uno dei maestri della critica letteraria, e Luciano Bottoni.
Il mio lavoro sull’edizione integrale e su quella antologica si basa su uno studio approfondito e su un’accurata ricerca didattica. L’obiettivo non era fornire una mia personale visione del romanzo di Manzoni – ce ne sono già tante, forse anche troppe – ma dare una guida sicura per una lettura autonoma, critica e costruttiva dell’opera, aiutando gli studenti a non perdersi nella foresta delle interpretazioni.
È questo il senso delle due edizioni.
Ma c’è anche un altro aspetto, non secondario. I Promessi Sposi nascono come romanzo illustrato: lo stesso Manzoni ha scelto l’illustratore, Francesco Gonin, e gli ha dato istruzioni precise. [Il dipinto qui sopra è Geltrude pronta a entrare in monastero, un olio su tela di Gonin, 1837, N.d.R.]
Noi abbiamo mantenuto la scelta di Manzoni arricchendo l’iconografia in un costante confronto fra testo e immagini, fra tradizione, modernità e comunicazione di massa. Le moltissime immagini proposte, e i percorsi multimediali che accompagnano i due volumi, sono sicuramente un ulteriore motivo di interesse di questo lavoro.
Una delle caratteristiche dei “tuoi” Promessi Sposi è la lettura espressiva integrale del romanzo, contenuta in un DVD mp3 allegato a ogni volume. In che misura aiuta (o magari “falsa”) la comprensione e l’apprezzamento del testo?
La lettura ad alta voce di ogni capitolo del romanzo, e delle sintesi, offre indubbi vantaggi. Per chi ha difficoltà, l’audiolettura è un aiuto, anche per orientarsi nella selva della storia andando direttamente a specifiche sequenze narrative (che vengono indicate nel testo cartaceo e sono facilmente rintracciabili sul CD); per tutti è uno strumento per ascoltare in modo piacevole e coinvolgente.
Per la lettura abbiamo scelto una brava attrice, Eleonora Calamita. La sua lettura espressiva è accattivante e coinvolgente: può essere gustata sia con il testo davanti, scorrendolo con gli occhi, sia con il libro chiuso, pronti a seguire il ritmo della storia.
Il romanzo manzoniano si è dimostrato, nel corso degli ormai due secoli dalla pubblicazione della prima edizione, la Ventisettana, una fonte di ispirazione pressoché inesauribile per scrittori, musicisti e artisti di ogni genere. Come te lo spieghi?
La spiegazione che mi dò è la più ovvia: è un gran bel romanzo, ricco, sfaccettato. Un romanzo che si presta a riscritture, come quella di Umberto Eco, di cui ho riportato il ritratto di Padre Cristoforo (capitolo IV), ma anche parodie, come quelle, solo per citarne solo due, di Luigi Malerba (L’innominato e l’uomo invisibile) e di Gino Patroni (Si fa presto a dire bravo…).
È di questi giorni l’uscita di un ennesimo romanzo che prende le mosse dalle pagine del Manzoni, La prigione della monaca senza volto di Marcello Simoni. Come si capisce dal titolo, l’ispirazione parte dalla vicenda della monaca di Monza, che peraltro è stata un personaggio reale, la nobildonna Virginia de Leyva, e che come tale ritorna nel romanzo di Simoni.
Puoi dirci le tue impressioni su questo romanzo?
Mah, tra cadaveri di donna pietrificati e la monaca murata in una cripta, il confronto con I Promessi Sposi sarebbe un inutile azzardo. Nel romanzo del giovane Marcello Simoni mi sembra interessante il ritmo, assai vivace, e non tanto la figura della monaca quanto quella del cardinale Federigo Borromeo. Certo, nulla a che fare con il personaggio storico delineato da Manzoni. Sia chiaro.
Ci sono altre opere ispirate ai Promessi Sposi che hai particolarmente apprezzato – e perché?
Fra gli “stravolgimenti”, mi piace ricordare una riscrittura in chiave di romanzo dell’orrore: I Promessi Morsi. Storia gotica milanese del secolo XVII, opera di un Anonimo Lombardo. Fra gli spettacoli, I Promessi Sposi in 10 minuti degli Oblivion, una indimenticabile opera musical-teatrale breve e divertente che racconta la vicenda attraverso canzoni famose le cui parole sono state adattate alla vicenda.
Qual è il tema o il personaggio che ti sembra meglio realizzato fra tutti quelli che Manzoni ha inserito nei Promessi Sposi?
Un percorso tematico che mi ha particolarmente interessato, e che secondo me può sicuramente piacere anche a lettori giovani, è quello dell’Avventura, legato in particolare a tre personaggi, don Abbondio e i due promessi Renzo e Lucia.
È uno dei percorsi che ho tracciato negli apparati: da un lato, due temi classici del romanzo, l’eroina perseguitata e il percorso di formazione del giovane Renzo; ad accompagnarli, le avventure di don Abbondio, e le sue “ragioni”.
Che cosa va più apprezzato nel romanzo?
Difficile rispondere, troppo alto il rischio di banalizzare. Direi che I Promessi Sposi, come d’altronde tutti i grandi capolavori letterari, hanno la capacità di smuovere nel lettore sentimenti e emozioni. Nel romanzo hanno inoltre grande rilievo sia il principio morale di giustizia e uguaglianza sia la fantasia. Con un linguaggio curatissimo I Promessi Sposi aprono finestre su mondi possibili; non su mondi reali e forse nemmeno auspicabili, ma, appunto, possibili.
[Le foto di Maria Zioni e di Eleonora Calamita sono di Antonella Pianello]
L’AUTRICE
Maria Zioni si è laureata in Lettere moderne all’Università degli Studi di Milano e ha una lunga esperienza di insegnamento negli Istituti Tecnici e nei Licei. È autrice di testi per le scuole, e ha pubblicato con la casa editrice Principato I Promessi Sposi (2018, edizione integrale) e I Promessi Sposi. L’antologia (2019, edizione antologica), Il laboratorio del lettore e Il laboratorio del lettore competente .